Chissà dove..
Ma perché cazzo nom lo scrivono sulle cartine che le strade non sono asfaltate….qua c’e da portare a casa la pelle…
A Case Sarti
Una notte dagli elfi di Case Sarti e Gran Burrone, per scoprire un laboratorio, alternativo e discutibile finché si vuole, di ripopolamento appenninico. Però qua vivono decine di famiglie, con 60 bambini che si sono ripresi il bosco dei carbonai, tengono aperta una scuola di paese e hanno reso Sambuca il secondo comune italiano per indice di natalità.
Sara, nel ventre della Centrale per cercare non-risposte
A Ligonchio la chiamano Mamma Enel. La Centrale semplicemente “é”. Da questo Dio di turbini e magneti è nato tutto il resto: case, negozi, strade. Dava lavoro a cento persone negli anni d’ora. Ora, con l,automazione a 8. Ma continua ad essere il cuore del paese questa fabbrica in stile liberty. E Sara, tornata in montagna da Reggio, ha colto al volo l’occasione di lavoro del Parco Nazionale, che assieme a Reggio Children, ha aperto nella sala smontaggio turbine un atelier dove i bambini vengono a scoprire la forma dell’acqua, le magie dei campi magnetici e l’alchimia elettricità. 12 mila in 3 anni. “Qua i bambini sperimentano, mi dice”, ma soprattutto cominciano a capire che non c’è sempre la stessa risposta per ogni domanda. Come nella vita”.
Nel porto di Tarsogno
Una nave vera su un mare immaginario. Certe cose sono talmente tamarre che ti ci puoi addirittura affezionare. Come Amabile e Giuseppe, che si stanno ristrutturando la loro nave, nel porto di Tarsogno.
Colazione con Peter
Ha 75 anni e dalla Bassa Sassonia è venuto a farsi l’Alta Via del Monti Liguri da solo, con zaino, bastone e una camicia stirata come se dovesse andare in ufficio. Grandi i tedeschi!
L’Aveto, il lato wild della Liguria
E’ un fiume selvatico e ambiguo l’Aveto. Che a Cabanne attraversa un lago che non c’è più e scorre contro ogni logica verso l’Adriatico fra massi giganteschi e canyon attorno a cui l’acqua schiuma saltellando. Del resto l’Appennino qua fra Liguria ed Emilia è una casa degli specchi, una commedia degli inganni in cui non riesci mai a riprendere il filo….
Con Giuseppe, il resistente sul ponte della Resistenza
Incontri per caso Giuseppe Raggi, che ti porta al ponte sul Borbera dove si svolse una delle più sanguinose battaglie partigiane di queste parti. Poi ti racconta della sua resistenza contro una distesa di pale eoliche, ad esempio. O della battaglia per tornare a far coltivare la terra incolta con le associazioni fondiarie
Dove comincia l’Appennino
00. Giorno 1. Passo Giovi. 472 m slm..
L’Appennino comincia davanti a un bar malinconico, dove mettono a fare caffè al suono metallico e isterico di due slot piazzate nella stanza accanto. Fuori, sulla statale che scende a Genova, una ragazza aspetta la corriera. Un altra stende panni al balcone sotto un’enorme bandiera rossoblù. Il silenzio è rotto da qualche motociclista che lavora di frizione prima della discesa. Ma non si ferma. I Giovi, da tempo non sono più la gita fuori porta dei genovesi. Il torpore del mezzogiorno riscalda le lamiere di tante serrande abbassate
L’Appennino comincia davanti a un bar malinconico, dove mettono a fare caffè al suono metallico e isterico di due slot piazzate nella stanza accanto. Fuori, sulla statale che scende a Genova, una ragazza aspetta la corriera. Un altra stende panni al balcone sotto un’enorme bandiera rossoblù. Il silenzio è rotto da qualche motociclista che lavora di frizione prima della discesa. Ma non si ferma. I Giovi, da tempo non sono più la gita fuori porta dei genovesi. Il torpore del mezzogiorno riscalda le lamiere di tante serrande abbassate
Sogni a piedi nudi
Una bicicletta supersonica per affrontare l’appennino. Il sogno è durato lo spazio di qualche settimana, poi gli elettroni si sono arresi alla pioggia. Così Appenninia non sarà trainata da un motore elettrico, ma da un più operaio motore a scoppio. Una cosa però è certa: le ruote saranno solo due. E i sogni camminano anche coi piedi nudi.
La mappa del viaggio
C’è una terra di mezzo che cuce il Paese in due. Un crinale che si srotola raccontando storie e ponendoci domande. Ad esempio come frenare l’emorragia di persone e risorse che da mezzo secolo minaccia la sopravvivenza stessa di pezzi di territorio. Ma l’Appennino, da duemila e cinquecento anni è luogo di “resistenze”: contro romani, saraceni, nazifascisti. Il posto in cui inventarsi un piano B, contrattaccare e ripartire. E allora oggi potrebbe essere un laboratorio per sperimentare nuovi stili di vita e forme di convivenza. Per resistere, ancora una volta. E ricominciare. L’idea del viaggio nasce da qua.
Sono circa 2.200 km lungo lo spartiacque appenninico, da Passo Giovi a Melito di Porto Salvo. Da fare con un mezzo ecologico e, soprattutto, lento. Al link sotto, si puô vedere l’itinerario approssimativo.
https://mapsengine.google.com/map/viewer?mid=zEipwGZ-oM2s.k0q7lgJb3hlI&hl=it
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